La riflessione sull’uso consapevole delle risorse, sul rispetto e la tutela dell’ambiente conduce a nuove strade, come le fibre e i tessuti naturali e innovativi.
Le news che arrivano dalla Cop27 di Sharm El Sheik, come ogni anno e soprattutto in tempi recenti, ispirano numerose riflessioni qui al Maglificio Pini. Nel corso dell’evento, si discute infatti in concreto del futuro e, in particolare, si discute dell’impatto che le nostre vite e attività hanno e avranno sul pianeta.
Se il rispetto e la tutela dell’ambiente sono un tema cardine, in special modo per chi opera nella filiera della moda, è fondamentale affrontarlo con uno sguardo ampio e un’analisi articolata.
Al Maglificio parliamo spesso, per non dire quotidianamente, dell’importanza di riciclare, del recupero e riutilizzo degli scarti; parliamo anche del ruolo essenziale che investe la ricerca nello scoprire e utilizzare materie prime alternative.
Proprio l’ultimo punto ci porta a ricordare quanto sia doveroso considerare gli aspetti legati alle attività umane come il consumo del suolo, l’utilizzo di acqua nella lavorazione e nella cura di un capo, lo sfruttamento di risorse non rinnovabili durante l’intero ciclo di produzione e così via.
È doveroso, in poche parole, impegnarci nel percorrere strade alternative, spesso poco battute o guardate con diffidenza.
Si riflette, ad esempio, sulla creazione di tessuti biodegradabili grazie alle alghe; si ragiona sul lyocell, un materiale realizzato tramite la lavorazione delle fibre di eucalipto; si considera come si possano ottenere abiti dagli scarti della frutta, basti pensare alle bucce di arancia o alle foglie di ananas.
Tra queste alternative, una in particolare ha attirato la nostra attenzione: il suo nome è kapok. Diversamente dai frutti prima nominati, il kapok non è commestibile e non è dunque destinato all’uso alimentare, tuttavia ha ben altri vantaggi: gli alberi non necessitano di irrigazione, non servono fertilizzanti e pesticidi durante la crescita; inoltre, sono ampiamente diffusi in tutto il mondo. Questo rende il kapok a impatto zero, del tutto naturale, vegano e senza residui chimici, con tutte le conseguenze del caso. Di questo, però, vi parleremo in modo approfondito più avanti.
Il futuro ci vede protagonisti nel guardare al mondo considerando più aspetti della lavorazione di un prodotto, abbracciare una prospettiva a tutto tondo sulla lavorazione, sull’utilizzo di risorse e sul ciclo di vita futura dei capi, tenendo presente un nuovo e consapevole equilibrio nell’interazione tra uomo e ambiente.