Dal 1° al 12 novembre a Glasgow si riuniranno 190 capi di Stato per parlare del cambiamento climatico: il fashion sarà al centro della discussione.
Nel mondo della moda si è iniziato a parlare di decarbonizzazione come uno degli strumenti più utili per ridurre le emissioni di CO2 e, di conseguenza, contrastare l’aumento delle temperature. L’industria rappresenta il 10% delle emissioni globali di carbonio e le previsioni per il futuro sono peggiori. Gli sforzi fatti fino a questo momento non sono stati – e non sono tutt’ora – sufficienti. Il Fashion Transparency Index 2021 sottolinea che i marchi che hanno raggiunto un punteggio medio di trasparenza sono solo il 23%. Cosa si può fare quindi per rendere la moda davvero sostenibile?
Per avere dei miglioramenti significativi e una strategia che sia davvero impattante, la sostenibilità dovrebbe coinvolgere tutta la filiera moda, non solo qualche sporadico attore. Le decisioni strategiche devono essere influenzate da un approccio ecologico, volto a ridurre le emissioni, lasciando per una volta da parte le scelte puramente di marketing.
Per iniziare basterebbe prediligere l’utilizzo di materiali sostenibili e/o riciclati, imballaggi ecologici, ridurre gli scarti di produzione: queste sono attività che il Maglificio Pini porta avanti con orgoglio. Abbiamo scelto da tempo di utilizzare buste completamente biodegradabili, eliminando quelle di plastica, facciamo parte della filiera integrata evoluta a scarto zero di Re.Verso e partner di Green Line. Abbiamo inoltre un’alta specializzazione nell’uso di filati riciclati e sostenibili e stiamo lavorando per implementare la nostra Corporate Social Responsability.
“La trasparenza è alla base del cambiamento trasformativo” dicono nel Fashion Transparency Index “Ma sfortunatamente, gran parte della catena del valore della moda rimane opaca, mentre lo sfruttamento umano e ambientale prospera impunemente”.